Il problema, mette in chiaro la ricerca, non è purtroppo il fatto che sulle autostrade continuino a circolare gli stessi vecchi Tir presenti agli inizi del nuovo millennio, ma la mancata innovazione tecnologica di un comparto responsabile di circa un terzo delle emissioni di anidride carbonica del settore trasporti dell’Unione a fronte di una percentuale di mezzi pari a circa il 4%.
«I costruttori sostengono che possiamo fidarci di loro - dice William Todts dell’organizzazione Transport & Environment - ma la verità è che nell’ultimo decennio non hanno compiuto alcun progresso nell’efficienza, mentre nello stesso periodo di tempo sono accusati di aver agito in cartello. È ora di cambiare marcia e di introdurre (in Europa) gli standard in discussione negli Stati Uniti».
Il riferimento di Todts è alle nuove regole sul consumo dei camion proposte negli Usa che dovrebbero portare nei prossimi anni ad un taglio del 33% delle emissioni dei veicoli pesanti rispetto ai valori del 2010 e all’indagine avviata dall’Antitrust europea per verificare l’ipotesi di un accordo tra i principali produttori di camion al fine di controllare i prezzi degli automezzi prodotti e di ostacolare nuovi limiti alle emissioni. Mentre per le auto e i furgoni, tra mille polemiche, alla fine è stato stabilito per il 2021 l’obiettivo di un limite di 95 grammi di CO2 prodotta per km percorso, nessun provvedimento analogo è stato preso per i camion. Il procedimento aperto dall’Antitrust, secondo quanto riferisce la Reuters, potrebbe portare sanzioni pari al 10% delle entrate per colossi del settore quali Daimler, Volvo, Iveco, Scania, MAN and DAF.
(Repubblica)